“In ascolto: Amico fragile – Fabrizio De Andrè”
E’ sempre troppo poco lo spazio che ci concede la vita per imparare ad amare. Sono uno che non crede molto alle frasi come “ti amo/ti amoancheio”. Troppo facile, amico, cavarsela così. Facile ripetere quelle parole al modo in cui si ripetono le parole delle preghiere, senza crederci davvero. Col tempo si cerca di variare l’intonazione, e il modo di eseguirle, ma le tue parole amico, non sono Variazioni Goldberg e tu, di certo non sei Bach. Forse hai ragione, le cose sono più semplici e non ne vale la pena di essere sempre così maledettamente pesanti come faccio io. Ma, che ci vuoi fare amico. Se leggi I dolori del giovane Werther a quindici anni, la vita, dopo, non può più continuare normalmente, come se nulla fosse successo. E le cose di certo non migliorano se il tuo disco preferito a sedici anni è Songs of Leonard Cohen, e la notte, andando a dormire, hai nelle orecchie ancora la voce del vecchio Cohen che ti racconta di donne come Suzanne, Marianne e Nancy. E tu le sogni. Sogni la loro pelle, sogni di toccarle e farci l’amore. Pensi che se qualcuno ne ha parlato, queste donne – Suzanne, Marianne e Nancy – esistano davvero da qualche parte e che basterà trovarle. E così prendi la decisione che passerai tutta la vita a cercarle, Suzanne, Marianne e Nancy. Se poi ti capita anche di trovare per caso un disco di De Andrè prima di aver compiuto diciotto anni, sei fregato davvero amico. Non c’è più nulla da fare, per te. Sarai uno di quelli che le persone – quando incrociano il loro sguardo con il tuo – osservano con uno sguardo che è un misto di scherno e compassione. Ma loro, non sono a conoscenza del tuo segreto, amico. Fottitene.
Questa è per quelli come noi. Ogni volta che la sento, piango.